Quando esci di casa e ti rendi conto della monocromia del mondo, il tuo radar si concentra su ciò che ha colore. E' un bisogno sensoriale, primordiale. E' come essere un uccello in gabbia che intravede, tra gli spazi delle sbarre, la sconfinatezza del mondo. E quando scopri che oltre le pareti della tua casa e della tua città esistono meraviglie che non si possono raccontare, quando intravedi anche solo un piccolo spiraglio di colore, solo allora accade che la curiosità comincia a divorarti, da dentro, e inizi a comprendere che quei muri, quelle strade, quel lavoro non ti bastano più; che ciò che ti circonda sono solo trappole di cemento e metallo troppo strette per contenere uno spirito ancestrale come il tuo; che la complessità dei tuoi giorni è un sussurro davanti al grido della vita e la sua semplicità.
Se solo quei muri quei potesserò parlare ti racconterebbero di quanto sei diventato rapido nel sfuggirgli e di quanto sei diventato evanescente, sempre in fuga, avanti e indietro, destra e sinistra, e tutte le direzioni: inafferrabile come il vento che ti pettina i capelli in una mattinata di ottobre.
A quel punto il tuo costante fuggire diventa uno stile di vita. Una nuova spinta per vivere a contatto con il residuo più basso e nascosto del tuo spirito. Una reminescenza antica e dimenticata, che parla di melodie e profumi, colori e sapori, saggezza e semplicità. Quel piccolo granello d'istinto animale comincia a scivolarti nelle viscere e poi salire su, fino al cervello, per poi invaderti gli occhi le mani e ritornare infine nel petto a battere al ritmo di potenti tamburi. Come un contagio si propaga fino alla più remota cellula del tuo corpo insinuandosi in ogni molecola, in ogni atomo, in ogni stringa di energia.
Ohoh! Ma che bello trovarti anche qui, Flo!
RispondiEliminaBellissima :) Concordo pienamente, ormai siamo intrappolati nelle comodità, dobbiamo trovare il modo di migliorare questa condizione se no ce ne pentiremo.
RispondiEliminaOgni tanto immergersi nella natura è bellissimo...